IL MUSEO DEGLI AMORI FINITI


Chi acquistò, mercanteggiando con gli eredi e a prezzo d'affare, la casa ancora ammobiliata di Censino, accomodata sul poggio più alto tra il Borio e il Calabrino, trovò, nelle stanze e in soffitta, accanto a qualche armadio pregiato e mobilio dozzinale …, abbondanza di cianfrusaglie e antichità, buone, all'apparenza, per svuotacantine squattrinati e rigattieri scaltri da fiera di paese. …e ventisette cappotti nuovi dentro un guardaroba. C'erano, su uno scaffale della camera da letto, originali scatole di cartone, chiuse da una ragnatela di spaghi, accatastate con cura, ognuna con la sua bella etichetta in evidenza e due nomi, scritti in stampatello, di un uomo e di una donna, e due date, sottolineate con un inchiostro rosso. Il nuovo proprietario si stupì di tanta singolare mercanzia. Se non avesse conosciuto di persona Vincenzo Daffonchio, avrebbe pensato al bottino di un ladro o, quanto meno, ad un ricettatore. L'impresa dei traslochi impiegò una settimana per sgomberare la casa. Vennero in tanti a salutare Censino… e piansero famiglie intere che lui aveva combinato dal nulla, per appassionata intercessione. Ad ottantaquattro anni, ancora signorino, Censino Daffonchio finì in un colombario di terza fila all'ombra di una successione solenne di cipressi.
Aveva cominciato dopo la guerra, sulle orme del padre, il mestiere errante dì mediatore. Lasciato il calesse, girava, in primavera, strade bianche di collina…, guidando una Topolino amaranto di seconda mano…Censino imparò ad essere convincente, brillante nella chiacchiera - senza essere verboso - signorile nel gesto, accorto ed avveduto nelle trattative. Si guadagnò presto i favori delle piazze e l'aiutarono la corporatura minuta e fragile, una voce suadente e un paio d'occhialini di tartaruga con le lenti spesse che gli davano un tono mite e parrocchiale.
Venne di conseguenza che nel suo vagabondare, certi genitori in apprensione, gli chiedessero consigli e modi per sistemare a buon partito figlie senza pretendenti, …e a figliocci scapestrati, magari già avanti d'età. Così Vincenzo Daffonchio diventò anche sensale di matrimoni e lo fece alla sua maniera, con puntiglio e trasporto, alchimista di conciliazioni ed apparentamenti.
Entrò nelle case e, con riguardo, raccolse, da intermediario, confidenze ed intimità e favorì i primi acerbi e burrascosi incontri.
…Ad ogni riuscito matrimonio, gli riservarono uri posto di riguardo al tavolo della festa e, nella brutta stagione, era buona norma che gli fosse regalato un cappotto…Censino non trovò il tempo dì maritarsi. S'invaghì di una giovane disegnatrice di figurini di nome Felicina, ma gli mancò il coraggio di dichiararsi. Le scrisse lettere d'amore e non ebbe la forza di spedirle.
Nel tempo qualche legame si allentò… e vite coniugali fallirono tra baruffe e stonature. Censino, tutte le volte, tentò un'estrema pacificazione, componendo gelosie ed infedeltà, accomodando interessi e successioni. Di questi amori finiti tenne nell'animo rimpianti e tormenti, dolorosi come sfregi. ….Prima che la casa dì Censino fosse svuotata, al nuovo proprietario venne la curiosità di aprire quelle scatole di cartone sistemate in camera da letto. Con riverenza monastica, le liberò dagli intrecci di spago e, come tanti reliquiari, le scoperchiò.
… Scopri, in ognuna, un carteggio, un dossier polveroso, gingilli, fotografie.
Censino conservava, d'ogni amore finito, la traccia, la memoria e sull'etichetta della scatola metteva i nomi dei due promessi e la data del fidanzamento e dell'addio. Cosi, a lui tornavano le cose e i segni di quegli amori finiti…, come se i due protagonisti gli rendessero la loro storia, come se Vincenzo Daffonchio fosse, di quel ritaglio della loro vita, l'unico legittimo custode.
Con la stessa meticolosa coscienza continuò a mediare sacchi di grano, botti di barbera, innamoramenti e matrimoni. Nel suo museo degli amori finiti, tra le scatole di cartone della camera da letto, chi acquistò la casa ancora ammobiliata di Censino, accomodata sul poggio più alto tra il Borio e il Calabrino, ne trovò una con lettere appassionate mai spedite e, sull'etichetta, i nomi sottolineati con un inchiostro rosso, di Vincenzo e Felicina.