L'intervento della presidente delle giurie Lia Ongaro

Ringrazio i colleghi giurati che con serietà e dedizione hanno lavorato con me per formulare il
giudizio finale. Non dimentichiamo poi il comitato dei lettori che seleziona le numerosissime opere
pervenute, una valutazione che avviene con grande impegno, motivando anche le scelte operate e
preparando quindi il lavoro della giuria pur non condizionandone il responso finale. Vorrei
sottolineare che la numerosa partecipazione a questo Premio, indicatore certo della sua validità, è
accompagnata da una crescente qualità dei testi presentati.
Sono onorata, vi dicevo, per il legame speciale che ho con questo prestigioso Premio, il ricordo
della persona cui è intitolato.
Il mestiere che mi porto sulle spalle e … nel cuore da 25 anni mi ha regalato incontri, occasioni,
soddisfazioni che hanno reso lievi anche i momenti in salita. Ricordo Gian Vincenzo Omodei
Zorini, ricordo il giorno in cui venne a trovarci nella nuova sede della Biblioteca. Da poco ci
eravamo trasferiti nei locali oggi occupati dal Museo Archeologico. Trasferimento epocale per noi,
sino ad allora arroccati in due anguste stanze nel palazzo municipale. Di Gian Vincenzo avevo
sentito parlare, ma non lo conoscevo di persona. In anteprima volle mostrarmi le bozze del suo
ultimo libro – "Echi di un Eco" – che sarebbe stato pubblicato di lì a breve. Illustrata la sua ultima
fatica, capii che in realtà era venuto per “toccare con mano” la nuova Biblioteca. “Toccare con
mano” non è espressione a caso: passava tra gli scaffali sfiorando i volumi e soffermandosi
compiaciuto su quelli più interessanti, quasi ne assaporasse il contenuto. Un autentico profondo
estimatore. Spesso mi ritorna questa immagine, quando percorro i corridoi della nostra, ora molto
più ricca, Biblioteca e mi soffermo … è veramente delizioso sostare un attimo e immaginare tutto
ciò che racchiudono quelle infinite pagine.
Ma perdonate questa digressione e torniamo al nostro Premio. Che quest’anno presenta una novità,
un Premio speciale.
Le sezioni in concorso in questa edizione sono:
Giornalisti con i loro articoli o inchieste, editi di poesia e brani inediti di narrativa.
Il Premio speciale che la Giuria ha deciso di assegnare, si colloca nella sezione Poesia e vuole
riconoscere il valore di una raccolta dal sapore orientale. La forma poetica, per noi inusuale, ma che
possiamo ritrovare anche in occidente (sono sorte associazioni che la coltivano in Italia,
Francia….), è mutuata dalla poesia haiku giapponese. Ci hanno incantato questi brevi versi intensi,
sintesi perfetta di immagini che il lettore può ampliare secondo la propria esperienza e
immaginazione: un coinvolgimento diretto, quindi, quasi una “collaborazione” nel definire un
attimo, una descrizione, un sentimento.
La poesia haiku nasce ufficialmente in Giappone nel 1600 con il più importante compositore
Matsuo Basho; ma non è tanto la distanza cronologica che ci separa da questa forma, quanto la
nostra cultura occidentale che ci consente forse solo di gustare questi componimenti, ma non di
comprenderli. Resta il “miracolo” che essi realizzano, condensando una straordinaria ricchezza di
contenuti in pochissime sillabe.